100 modi per risorgere

E torniamo quindi dopo mesi a parlare di una categoria di cui mi piace parlare (e anzi vorrei trattare più spesso) ma che per un bel paradosso mi fa sentire meno a mio agio rispetto alle colleghe con cui ho decisamente avuto più trascorsi. Sono solito riflettere molto e ho capito che voglio essere coerente con la mia filosofia di vita e provare quindi a essere il meno “fermo” (termine che pongo tra le virgolette in quanto sia una cosa che non trovo affatto negativa, anzi dimostra una stabilità che tanto non ho quanto tanto non ho mai voluto avere io stesso) possibile su un solo ambito e come detto nella mia recente intervista, svoltasi pochissimi giorni fa, continuare a sperimentare. Parliamo quindi, permettendomi per doverose questioni di tempestività un off topic dal discorso che stavo portando avanti nello scorso nostro appuntamento, di sport e quale momento migliore se non dopo una delle poche volte in cui questa nazione riesce a unire(e anche qui non sempre), ovvero la partita della nazionale?

È evidente che l’Italia, volendoci concentrare unicamente in ambito calcistico, non stia affrontando un momento nè facile nè positivo e il malumore costante non sembra voler cessare. Il rischio di abbattersi non è più dietro l angolo ma purtroppo si presenta come una realtà neanche così rara tra i tifosi di tutto lo stivale che continuano a vedere le proprie aspettative deluse. Vero, abbiamo vinto ieri, almeno per questa volta si potrebbe evitare questo pesante malcontento che sfrutta ogni pretesto per mostrarsi. Questo almeno quello che potrebbe dire il tifoso medio che cerca con ostinato ottimismo di vedere una luce all’interno di un tunnel in cui la luce esiste ma è ancora ben distante. La realtà dei fatti, cercando di essere oggettivi e non spinti da una vena polemica (giustificabile) è che non si può e non ci si deve accontentare del compitino, che sia per dignità personale o anche “solo” in memoria della nostra storia come nazionale. Abbiamo vinto si, ma a che costo? (si, amo citare i meme) A che prestazione abbiamo assistito? Italia Malta è stato il classico compitino che come ogni sufficienza secca presenta sì varie frecce positive da aggiungere al proprio arco diverse lacune ma anche diverse lacune. Dino Zoff, ex leggenda della nazionale ha così commentato la partita “Italia – Malta non può essere il nostro punto di partenza, è stata una buona partita ma non è in queste occasioni che si può vedere il reale valore della squadra”. Facile dare ragione all’ex portiere storico, difatti l’avversario, con tutto il rispetto possibile, si è presentato in modo abbastanza mansueto permettendo una partita all’insegna dell’abbordabile, termine usato qui come eufemismo.

Da una parte la difficoltà di trovare italiani adatti, diretta conseguenza della tendenza da qualche anno a questa parte di riempire le squadre di stranieri. Dall’altra un timido utilizzo dei giovani, forse per paura del salto nel vuoto? I giovani ci sono, vanno solo messi (vedi Fagioli, relegato inspiegabilmente alla squadra under 21 nonostante la sua maturità dentro il campo). Retegui va bene, i migliori auguri per il ragazzo che nelle due occasioni ricevute dal mister ha centrato la rete in entrambe le partite, Gnonto ben venga ma non basta, urge con sempre più fretta un ricambio generazionale, con diversi giocatori ormai pluritrentenni che dovrebbero lasciare il posto alle nuove leve.

Ultimo punto dolente, conseguente a quello trattato poco fa: calma. Evitiamo per una volta di esaltare all estremo i giocatori mettendo loro molta più pressione di quella che già percepiscono. Anche perché, parlo perché ho già assistito a vari casi, il primo malumore di fronte ad una prestazione deludente potrebbe portare ad un loop distruttivo in cui la conseguenza, seppur non corrispondente al fine, è l’affossare “la vittima in questione “.

Calma, o come direbbe qualcuno, Halma!