23 maggio, la “Giornata della Legalità”

“Legalità è libertà”, pensiero attribuito a Goethe, esprime con estrema sintesi ed incisività quanto sia importante il valore della legalità nella società umana e come, senza di essa, non si possa vivere pienamente la libertà. Legalità significa vivere rispettando le leggi che sono, in un contesto democratico, l’espressione della volontà generale; quindi il rispetto delle leggi porta a tutelare la libertà propria e del prossimo. Il tema della legalità è stato oggetto di riflessione fin dall’antichità: Aristotele scriveva che quando l’uomo rispetta la legge è il più nobile degli animali, mentre quando non la rispetta è il peggiore; Pitagora esortava a combattere chi non seguiva le leggi. Oggi, nel XXI secolo, l’illegalità è una delle piaghe più grandi della società; Papa Francesco la definisce un vero e proprio “veleno” aggiungendo che “è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena inquinando e facendo tanto male”. Gli aggettivi  “nascosta” e “sommersa” ci fanno capire come sia difficile lottare contro l’illegalità, contro le mafie, contro la “cultura della morte”, come ebbe a definirla Giovanni Paolo II, ma alcuni uomini hanno trovato il coraggio. Paolo Borsellino affermava: “l’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna. E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio”, il denominatore comune di tutti coloro che hanno combattuto l’illegalità e soprattutto di coloro che hanno perso la vita per combatterla. Oggi è il trentesimo anniversario della strage di Capaci, il vile attentato mafioso che costò la vita al giudice Falcone, alla moglie ed agli agenti della scorta; in questo giorno, scelto per celebrare ogni anno la “Giornata della Legalità”, si commemorano le vittime delle mafie. Le iniziative coinvolgono il mondo istituzionale, ma anche quello della scuola perché è fondamentale educare alla legalità e creare una vera e propria “cultura della legalità”, che contrasti le mafie. Il beato Don Pino Puglisi, sacerdote assassinato dai mafiosi, diceva: “credo a tutte le forme di studio, di approfondimento e di protesta contro la mafia. La mafiosità si nutre di una cultura e la diffonde: la cultura dell’illegalità”. Le parole di Don Puglisi ci indicano quanto siano importati l’istruzione e l’educazione, e quanto sia delicato il ruolo degli educatori e grande la lo loro responsabilità nei confronti delle nuove generazioni. Don Puglisi fa riferimento alla protesta, al contrasto dell’omertà, perché come diceva Martin Luther King non bisogna aver paura delle parole dei violenti, ma del “silenzio degli onesti”, ed è proprio quel silenzio che bisogna rompere attraverso l’educazione, le iniziative ed il lavoro sui territori, perché come diceva Giovanni Falcone: “la mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”.