Questa settimana la Rivista Solidale ha avuto l’onore di intervistare il Dott. Andrea Ricci, biologo nutrizionista e giornalista, volto noto di Cilento Channel e curatore di varie rubriche nonché di libri sull’alimentazione e non solo.
Dott. Ricci, qual è il ruolo dell’alimentazione nella società attuale?
“L’alimentazione è solo uno dei diversi bisogni fisiologici dell’uomo e nel corso del tempo ha subito diverse modificazioni, adattandosi alle nuove esigenze, ai diversi stili di vita dell’uomo e ai suoi cambiamenti culturali, demografici e culturali. Nel corso degli anni, infatti, sono variate non solo le scelte alimentari, i tempi e i modi di mangiare ma anche la percezione del rapporto con il cibo e la consapevolezza di come le scelte alimentari influiscano sul proprio benessere. In questi ultimi anni, poi, a causa della pandemia, il rapporto con il cibo è ulteriormente cambiato ma rimane ancora un qualcosa con cui ognuno di noi deve confrontarsi ogni giorno adattandolo alle proprie necessità e alle proprie abitudini quotidiane sempre nell’ottica di un’alimentazione più sana ed equilibrata possibile.”
E’ importante educare ad una sana alimentazione?
“Nel corso del tempo il miglioramento delle condizioni di vita, ha portato l’uomo ad assumere sempre più abitudini alimentari scorrette quali ipernutrizione e consumo di cibo-spazzatura che, in combinazione con la scarsa attività fisica, favoriscono l’insorgenza di svariate patologie. Non a caso, nei paesi occidentali, il sovrappeso e l’obesità sono la condizione patologica più diffusa e in continuo aumento in tutte le fasce d’età. La Campania, la mia regione, ad esempio, è una tra le regioni con il più alto tasso di sovrappeso e obesità d’Italia soprattutto tra i più piccoli e quindi, in quest’ottica, diventa fondamentale implementare strumenti di prevenzione e di educazione nelle scuole e non solo, rivolti ad una corretta alimentazione ma anche all’attività fisica. L’educazione alimentare, poi, è fondamentale per combattere le cosiddette fake news sempre più presenti sui social network.”
Quanto è importante rivolgersi ad uno specialista?
“L’uomo è un organismo estremamente complesso e le sue necessità nutrizionali dipendono da moltissimi fattori (stile di vita, ambiente, stimoli endocrini e metabolici, fattori emotivi, sociali e psicologici) che possono essere valutati soltanto da personale qualificato e abilitato. Ognuno di noi è diverso, non esiste una dieta generalizzata adatta a tutti ma piuttosto la ricerca in questo campo sta andando verso diete sempre più personalizzate, cucite sulle necessità di ognuno come un vestito. Proprio per questo dobbiamo diffidare delle diete proposte su internet o sulle riviste ma, invece, affidarci sempre a specialisti del settore che possono stilare un piano alimentare personalizzato valutando, con cognizione di causa, le necessità nutrizionali, le eventuali patologie e la composizione corporea, garantendo il giusto introito calorico senza carenze o eccessi.”
Il suo libro, edito da G.P.E., è intitolato “La dieta del benessere”; immagino faccia riferimento alla Dieta Mediterranea. Alla luce delle nuove tendenze è ancora attuale?
“La Dieta Mediterranea, con i suoi principi alimentari, non poteva che essere il filo conduttore di tutto il libro, grazie anche all’attenzione per la stagionalità, la biodiversità e alla convivialità. Non dimentichiamo che la Dieta Mediterranea è, forse insieme alle diete tipicamente orientali e secondo i maggiori studi scientifici internazionali, l’unica in grado di interpretare i bisogni nutrizionali sia di chi deve perdere peso sia di chi vuole mangiare bene per vivere meglio. Infatti, non solo concilia la necessità di una dieta con il piacere del cibo ma è anche in grado di prevenire moltissime patologie. Quindi sì, è ancora attuale e deve essere il modello a cui orientare la nostra alimentazione di tutti i giorni.”
Nel testo ci ha presentato 50 alimenti e 50 ricette. Quanto deve essere varia la dieta per essere efficace e qual è la ricetta che preferisce?
“Nel libro ho selezionato 50 alimenti, tra i più consumati, presentandone proprietà benefiche e controindicazioni abbinati ad altrettante ricette inedite ottimamente elaborate e fotografate da Roberta Niglio, complete di analisi dietologica e distribuzione calorica. Inoltre, sono presenti esempi di menù giornalieri e delle tabelle con il contenuto in micronutrienti dei principali alimenti. Il messaggio che deve passare è che non esistono alimenti perfetti o miracolosi ma che solo nella giusta proporzione dei macronutrienti, all’attenzione per la stagionalità, per la biodiversità e nella varietà degli alimenti possiamo trovare il giusto equilibrio per una sana alimentazione. Devo dire la verità: le 50 ricette sono tutte molto invitanti e gustose oltre che ben equilibrate da un punto di vista nutrizionale ma se proprio devo sceglierne una, direi, senza dubbio, gli spaghetti con tonno e fiori di zucca.”
Lei ha deciso di restare nella meravigliosa Agropoli e sappiamo che è molto impegnato nella valorizzazione del territorio in cui sono nati gli ideatori della dieta mediterranea. Le eccellenze alimentari potrebbero essere un volano per il turismo?
“Al termine degli studi, ho immediatamente deciso di restare nella mia città e di avviare qui la mia carriera professionale, cercando, nel mio piccolo, di dare un contributo allo sviluppo di un territorio, qual è quello del Cilento, ricco di storia, cultura e di importanti risorse da valorizzare. In questo senso, la Dieta Mediterranea deve essere un volano per lo sviluppo del turismo e dell’economia locale e le moltissime eccellenze alimentari territoriali, basti pensare ai tantissimi presidi Slow Food, devono essere uno dei mezzi per raggiungere lo scopo.”
Sappiamo che lei è anche un grande appassionato di storia e lo dimostra un libro da lei pubblicato dedicato alla raccolta di scritti di guerra, intitolato “Corrispondenza di Guerra – Raccolta di lettere e cartoline dal fronte”, edito da Centro Culturale Studi Storici “Il Saggio”. Da dove nasce la sua passione e, se posso, qual è la lettera che l’ha sorpresa di più?
“Sì, la passione per la storia è un qualcosa che mi accompagna fin da piccolo, in particolare l’interesse per il periodo che va dal Risorgimento alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Passione che sicuramente è stata anche fortemente influenzata dalle vicende militari di un eroe agropolese, appartenente alla mia famiglia, il Tenente Gino Landolfi, caduto sul fronte russo durante la Seconda Guerra Mondiale. Il libro, presentato con successo alla XIV edizione del Settembre Culturale di Agropoli, manifestazione letteraria di grande importanza, si pone l’obiettivo di mettere in risalto le parole, le speranze, le paure di quei soldati che la guerra l’hanno fatta per davvero ma che non sono sufficientemente ricordati dalla storiografia ufficiale, troppo intenta a celebrare i grandi eventi e i grandi personaggi. Dai diversi fronti di guerra, la corrispondenza dei soldati italiani alle loro famiglie lontane, commuove, affascina e diventa una preziosa testimonianza storica. Coltivando la speranza di tornare a casa, rassicuravano i parenti sulle loro condizioni di salute, confidando anche le loro paure ed emozioni. Ogni cartolina o lettera racconta una storia diversa e toccante che merita di essere letta per perpetuare la memoria di chi ha contribuito a scrivere la storia con il proprio sacrificio ma probabilmente la lettera che più mi ha commosso è quella, scritta da una suora, indirizzata alla madre di un soldato cilentano per raccontarle gli ultimi istanti di vita del figlio presso il suo ospedale militare.”
Ho saputo che sta lavorando ad un nuovo libro, può svelarci di cosa si tratta?
“Dopo la pubblicazione, nel 2021, del libro dedicato ai temi dell’alimentazione e di quello sulla corrispondenza di guerra, mi stavo dedicando ad un nuovo progetto ma l’improvvisa scoperta, su segnalazione di un caro amico, di un’importante documentazione relativa alla Grande Guerra, mi ha spinto a buttarmi a capo fitto su questa tematica e posso anticiparle che, tra pochi mesi, questa nuova avventura letteraria vedrà la luce.”
Mi ha raccontato che, da studente, è stato ospite del prestigioso collegio universitario Monterone di Napoli. Quanto questa esperienza ha influito sulla sua formazione umana e le ha giovato nella sua vita professionale?
“Devo dire che, a suo tempo, al momento della scelta della sede universitaria, non ho avuto dubbi a scegliere Napoli, città bellissima, ricchissima di storia e di luoghi meravigliosi, in cui torno ogni volta che posso. Il caso, poi, ha voluto che mi sia ritrovato a condividere tutti gli anni dell’università con i ragazzi del collegio Monterone, un’esperienza unica, che mi ha dato la possibilità di confrontarmi con ragazzi provenienti da tutt’Italia e non solo, di arricchire il mio bagaglio culturale e di abituarmi a quella collaborazione professionale che, se basata sullo spirito di servizio, non può che essere un elemento di crescita e di formazione umana e professionale. Inoltre, in quel periodo, sono nate tantissime amicizie che durano ancora oggi, nonostante il tempo trascorso e la distanza geografica.”
La ringrazio per la sua disponibilità e mi autoinvito per intervistarla alla presentazione del suo nuovo libro.