Tra le sepolture dei grandi italiani, racchiuse dalle mura della Basilica di Santa Croce a Firenze, è presente anche quella di uno scolopio: Eugenio Barsanti, l’inventore del motore a scoppio. La creazione di padre Barsanti ha consentito a miliardi di uomini di allargare gli orizzonti spaziali e temporali ed è stato uno strumento indispensabile per il processo di globalizzazione. Purtroppo, soprattutto all’estero, è noto a pochi che la mente che partorì il motore a combustione interna fu quella di questo toscano, un religioso, che a poco più di vent’anni ebbe una meravigliosa intuizione che, con l’aiuto del valente ingegnere Felice Matteucci, riuscì a concretizzare. Questi fatti si svolsero nell’Italia preunitaria. Eugenio Barsanti, che all’anagrafe si chiamava Nicolò, nacque a Pietrasanta nel 1821, a pochi mesi dalla morte di Napoleone, e precisamente il 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America, un chiaro segno premonitore di quello che avrebbe fatto in vita. Le fonti lo descrivono come un bambino molto debole tanto che i suoi genitori, Giovani ed Angela Francesconi, temendo che la fatica dello studio potesse peggiorarne le condizioni, pensarono di non mandarlo a scuola. Per fortuna il ragazzo a scuola ci andò, dagli scolopi, e dimostrò una forte propensione per la matematica e la fisica. Al termine del percorso, inaspettatamente, Nicolò rivelò al direttore di volersi dedicare più alle cose del cielo che della terra e quindi entrò nella congregazione con il nome di Eugenio. A soli venti anni, prima di essere ordinato sacerdote, fu mandato ad insegnare matematica e fisica al Collegio San Michele a Volterra. E’ qui che, nel 1843, Barsanti presentò ai suoi alunni il famoso esperimento in cui dimostrava la possibilità di sfruttare l’energia termica, generata dall’esplosione di miscugli gassosi, per il funzionamento di una macchina a moto continuo. La mente di Barsanti aveva individuato i limiti della macchina a vapore ed ipotizzato la possibilità di sostituirla con una meno ingombrante e più semplice. Iniziò a dedicarsi totalmente alla realizzazione di questa idea, dapprima con vari esperimenti che generavano continui e “terrorizzanti” scoppiettii in collegio, e poi collaborando con Matteucci. Il motore a scoppio nasce ufficialmente il 5 giugno del 1853, giorno in cui fu presentato all’Accademia dei Georgofili di Firenze. I due inventori erano in procinto di lanciare, in Belgio, la produzione in serie, ma il destino volle che Barsanti trovasse la morte proprio in quei giorni e Matteucci, da solo, non riuscì nell’impresa. Toccò ad altri prendere il testimone e portare avanti lo sviluppo del motore a scoppio che, come è scritto sull’epitaffio posto sulla lapide marmorea in Santa Croce, era destinato “a trasmutare il volto e il ritmo del vivere sociale”.