Camminare insieme

Il primo giorno dell’anno, dal 1968, la Chiesa ci fa riflettere sul significato della pace. La pace è desiderata, cercata, voluta. Ogni primo dell’anno, i pontefici inviano al mondo, in primis ai cristiani, la riflessione sulla pace. Abbiamo una vera enciclopedia della pace attraverso i messaggi di S. Paolo VI, S. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e di Francesco. Non c’è pace senza integrazione, accoglienza, sconfitta delle disuguaglianze e delle povertà, del disarmo, della cura delle persone, della cura del creato. Oggi Papa Francesco, partendo dalla fine della situazione pandemica del covid-19, ci invita a riscoprire un cammino fatto insieme. Infatti, il Santo Padre sottolinea come la collaborazione tra enti, governi, associazioni e singoli abbia permesso di uscire da difficili situazioni di assistenza e cura. Insieme si costruisce la fraternità. Insieme si traccia il cammino per i valori universali. Camminare insieme per tracciare percorsi contro l’intossicazione individualistica. Insieme per riscoprire la nostra umanità. Facendo riferimento all’eredità della pandemia, Francesco sottolinea come l’umanità sia stata capace di cercare e di dare al mondo un vaccino contro il virus Covid-19. Ma al virus dell’egoismo, della prepotenza, della guerra ancora non si trovano vaccini che facciano superare queste piaghe dell’umanità che portano solo dolore e morte. “Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune”. Siamo tutti chiamati a fare un passo per la pace. Riscoprendo il noi che ci fa comunità e che ci allena a guardare accanto. Camminare insieme ci aiutare a discernere che gli errori e gli orrori della guerra non possono abituare i nostri occhi al dolore e alla morte.