Dicembre, natale sta arrivando e siamo tutti più buoni. Ma il brutto vizio di interrompere sul più bello gli articoli rimane, e a tal proposito chiedo umilmente scusa,lo metterò tra i propositi per il 2023.
Di che cosa parlavamo? Ridimensionamento?
Con la volontà di evitare ripetizioni della parte 1 e 2 credo che non ci sia il bisogno di stare a sentire per la quarta volta quanto sia grosso l impatto di un terremoto,sia se esso sia fisico sia che sia metaforico. Un impatto soprattutto psicologico come vedremo nel secondo caso. Un impatto che, ovviamente ben lontano dall essere idealizzato , potrebbe essere stato descritto troppo felicemente nella scorse puntate.
Parliamo di covid alla fine,e non è un caso che faccia tutto tranne che piacere sentire questo nome. Perciò, simulando il dualismo tra poliziotto buono (della scorsa puntata) s cattivo posso cominciare il discorso stavolta spendendo parole molto meno buone per un evento che concretamente di buono non ha prodotto quasi nulla.
Nello scorso episodio ho detto che nel bene o nel male ne eravamo usciti da questa situazione tragica. Concentriamoci sul “nel male”. Quanto ha incattivito le persone? Quanto le ha rese fragili?
È ovvio agli occhi di tutti,o almeno di chi vuol vedere, che la situazione abbia esasperato come si poteva pensare vari contesti. A partire dallo stato di solitudine sia di chi era in compagnia con famiglia ecc (stare 24h nelle stesse mura non stop può diventare veramente pesante) o a maggior ragione senza nessuno, costretto a confrontarsi con il proprio io. E fa paura. Perché tutti noi prima o poi dovremmo prenderci un momento per riflettere su noi stessi, ma deve essere una pausa spontanea,non obbligata perché non si può fuggire all’infinito. E disturbi mentali già presenti, anche poco, hanno preso il largo. E magari non per forza disturbi , semplicemente la frustrazione. Il verme delle bad vibes (superficiale modo per intendere l’atmosfera di malumore e brutti pensieri dovuti a odio/ vizi) ha preso sempre più piede.
E chiudendoci a casa le persone cercavano rifugio in internet, facendo nascere due strade: 1/ seppur siano considerazioni da un membro della generazione con il cellulare come organo incorporato, è evidente che stare troppo tempo (e stando a casa, è stato facile sforare i tempi regolativi massimi) su certi dispositivi possa non far benissimo, rischiando alienazione e appunto dislocazione dei sensi riguardanti il mondo terreno 2/ dando da mangiare abbondantemente ai giornalisti, ovviamente non generalizzando (sarebbe un autogol clamoroso!) ma riferendomi ai peggiori, quelli ostinati negativamente in cerca di notizie e soldi, disposti a metodi anche immorali per vendere. Per una critica senza freni vedere il mio articolo sulla morte di Mino Raiola(https://www.larivistasolidale.it/1372) in cui ammetto di aver parlato più di pancia che di ragione (pur non perdendo la seconda). E la cosa brutta è che di questi giornalisti ormai il mondo ne è pieno. Un oceano di m..eschinità dai tratti assai banali e poco decorosi.
Ed è nella banalità di questo mare che spunta la genialità (e qui i fan delle persone che nominerò urleranno perché l accostamento è parecchio intelligente,mi sorprendo da solo) di sei artisti,di sei (meravigliosi mi permetto) animali. Parliamo dei pinguini tattici nucleari e qui ammetto di essere di parte più di un Lele Adani durante una partita dell’Argentina. In un mondo di cosiddette fake news cosa fare? Si pubblica un album dal titolo fake news riportando come pubblicità le varie notizie false riguardanti la band (droga, relazioni, fine del gruppo,si sa che il giornalismo italiano spicca in fantasia). Se solo questo non merita il sold out all’Olimpico..