Confessore delle miserie

Rileggendo il testo che abbiamo preparato per ricordare la figura di don Luigi Zannotti, una persona mi faceva notare come nella sua testimonianza aveva detto che don Luigi è stato per tanto tempo “confessore delle mie zie”, scritto che io avevo letto come confessore delle miserie.

Mi aveva colpito questa definizione del sacerdote. Persona consacrata a Dio, in persona Christi, che diventa lui stesso misero, umile, povero, per elevare a Dio la nostra umanità. Quando con dispiacere mi faceva notare l’errore, lo rassicuravo e pensavo tra me, che bella definizione dei nostri sacerdoti che in questi giorni siamo chiamati a ricordare, don Matteo Nardella e don Luigi Zannotti.

In questa felice coincidenza ricordiamo i tanti sacerdoti che si sono spesi per la nostra città. Mi viene da fare un nome per tutti, almeno per la mia esperienza personale, don Angelo Lombardi. Ma sicuramente tanti hanno fatto esperienza dei sacerdoti che si sono caricati delle nostre miserie, umane e spirituali, per poi nell’offerta del calice, stando uniti a Cristo, per trasformarle, trasfigurarle. È “il mestiere del sacerdote” elevare le nostre pochezze, facendosene carico lui stesso.

Confessore delle miserie, quindi, per scelta e per vocazione. Per chiamata. I sacerdoti, di ieri e di oggi, camminano con il passo del popolo. Perché nella guida e nella frequentazione delle persone a loro affidate, scrutano nei più poveri, la carne stessa di Gesù. «Il volto più bello di un Paese e di una città è quello dei discepoli del Signore – vescovi, sacerdoti, religiosi, fedeli laici – che vivono con semplicità, nel quotidiano, lo stile del Buon Samaritano e si fanno prossimi alla carne e alle piaghe dei fratelli, in cui riconoscono la carne e le piaghe di Gesù».

È stato questo lo stile indicato da Papa Francesco che don Matteo Nardella, don Luigi Zannotti, don Angelo Lombardi e la numerosa schiera dei sacerdoti sammarchesi hanno tracciato per la nostra Chiesa locale. Sta a noi oggi non disperdere questo immenso patrimonio.