ESCLUSIVA – Dantedì, il punto di vista di una docente di lettere: “Dante attraverso la sua lingua è più vivo che mai”.

Oggi  è il Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri. 

Per l’occasione, la redazione di Rivista solidale ha intervistato Carla Bonfitto (blog Pagine d’Autore) docente di materie letterarie e latino presso il Liceo Scientifico “Pietro Giannone” di San Marco in Lamis (FG), ideatrice della rassegna letteraria “Pagine d’Autore” e referente del progetto Leggo QuINDI Sono. 

Buongiorno professoressa, la ringrazio per aver accettato il nostro invito. Iniziamo questa intervista con la seguente domanda: oggi è il Dantedì. Quale potrebbe essere un messaggio di auguri per Dante? 

“A distanza di tempo, Dante continua a farci interrogare sulle sue parole che sono sempre più attuali e ci aiuta a riscoprire la bellezza della realtà che ci circonda attraverso i versi della Divina Commedia. Credo che il modo più bello per “fargli gli auguri” sia proprio quello di ritrovarsi in questo giorno per celebrarlo in tanti modi”. 

Lei è docente di lettere nonché ambasciatrice della lettura riconoscimento avuto da Il Centro per il Libro e la Lettura. Può spiegare come si insegna Dante ai giovani? 

“Dante va insegnato in base alla propria sensibilità e passione, quella che ognuno mette nelle cose che fa. Se sei innamorata di Dante, allora, credo che sia più facile trasmettere i suoi insegnamenti. Di solito quando spiego Dante mi metto dalla parte dei miei studenti perché ne approfitto ogni volta per imparare qualcosa del suo poema e anche di Dante uomo/autore. Dante è il simbolo della cultura e della lingua italiana e i suoi versi sono una metafora per comprendere la realtà. È questo quello che piace ai giovani studenti. Nella Commedia si parla di una realtà universale che abbraccia tutti, credenti e non. Dante è per tutti.  Spesso, quella realtà, la ritroviamo nel quotidiano ed è così che  i giovani studenti cominciano ad amare i versi del Sommo Poeta. Di sicuro Dante, attraverso la sua lingua, è più vivo che mai”.  

I ragazzi cosa vedono nella figura di Dante? 

“Un autore e un uomo. Lo vedono come una persona vicina al mondo dei giovani. Questo è sicuramente uno stimolo nella vita che aiuta a riconoscersi nelle piccole cose. Dante ha insegnato a costruire la novità, guardando sempre al passato, ad andare oltre le apparenze e soprattutto a credere nelle proprie capacità”. 

Come deve essere letta la Divina Commedia?

“Esistono diversi modi. Dante stesso suggerisce il metodo per imparare la sua opera. I ragazzi devono riuscire ad entrare nel testo e soprattutto devono comprendere che la Divina Commedia va letta in modo allegorico, andando a cercare quella verità nascosta tra le righe”. 

C’è un canto che secondo lei si avvicina di più ai giorni nostri? Qual è l’insegnamento che ha lasciato Dante? 

“Dante nei suoi cento canti della Divina Commedia non è mai stato ripetitivo. Ogni canto è unico e particolare per il suo messaggio. Sono del parere che La Divina Commedia piaccia ai ragazzi anche per questo. Nel canto XXVI dell’Inferno, attraverso l’oration picciola, Ulisse sprona i suoi compagni ad essere curiosi e ad avere sempre fame e sete di sapere. Questo per me è il più grande insegnamento: quello di andare oltre  e non essere mai appagati di conoscenza”.

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