I giganti della meccanica N.1 Archita di Taranto

Con questo breve articolo inizia un viaggio che ci porterà alla scoperta, con un appuntamento al mese, delle grandi menti della meccanica classica che, con la loro genialità, hanno rivoluzionato la scienza e la tecnica. Cercherò di proporre personaggi poco noti al grande pubblico dei quali ogni giorno adoperiamo le invenzioni frutto delle loro scoperte. Perché i “giganti” della meccanica? Il termine “giganti” fu impiegato da Newton per definire gli studiosi che lo avevano preceduto e che furono le fonti dei suoi lavori. Così suona la celebre frase dello scienziato britannico: “Se ho visto lontano è perché stavo sulle spalle dei giganti”. Il percorso su “La Rivista solidale” non può che iniziare dalla Puglia con la presentazione di un figura dell’antichità: Archita di Taranto, che trovò la morte in mare, davanti alle coste del nostro Gargano. Il genio multiforme di Leonardo da Vinci, fiorito nella Firenze del Rinascimento trova il suo corrispondente in Archita, protagonista indiscusso nella Taranto della Magna Grecia. Archita fu filosofo, politico, astronomo, matematico, fisico, musicista, ma soprattutto il primo grande genio della meccanica di cui è considerato addirittura il fondatore. Inoltre, da buon pitagorico, fu il primo ad impiegare sistematicamente la matematica nella risoluzione di problemi meccanici così da ritenerlo, tra le altre cose, anche l’iniziatore della meccanica razionale. Fu un grande inventore. Gli storici attribuiscono a lui la prima realizzazione di alcune macchine semplici; in particolare pare abbia anticipato Archimede nell’ideazione della carrucola e della vite. Studiò il suono e, da appassionato musicista ed esperto meccanico, inventò la “raganella”, strumento musicale destinato a diffondersi, soprattutto nel Medioevo, in tutta Europa. Una curiosità: in passato il suono della raganella si impiegava al posto di quello più gioioso delle campane nei giorni della Settimana Santa. La fama di Archita è soprattutto dovuta alla sua celebre “colomba”: un automa in legno in grado di volare grazie all’energia di pressione dell’aria contenuta al suo interno. Il genio tarantino non solo intuì il potenziale dell’aria compressa, oggi largamente impiegata nell’ambito dell’automazione industriale, ma soprattutto fu in grado di bilanciare opportunamente la “colomba” consentendone il volo. Si può dire che Archita è stato uno dei pionieri del volo ed il primo studioso della meccanica del volo. Tutto questo avveniva in Puglia più di ventiquattro secoli fa, ma pensando ai droni ed ai robot si capisce quanto siano attuali i risultati di questo “gigante” che amava la musica, era amico di Platone, ma che le fonti ci descrivono come una persona estremamente umile.