Ci siamo. Da domani le Camere dei due rami del Parlamento sono riunite in seduta comune per eleggere il nuovo Capo dello Stato. Ai parlamentari eletti e ai senatori a vita si aggiungono i grandi elettori nominati dai consigli regionali. Ben 1009 grandi elettori per eleggere la carica più importante del nostro ordinamento democratico repubblicano. A questo appuntamento si arriva con grandi incertezze. I partiti non sono riusciti a trovare un nome e nemmeno un cammino comune per arrivare pronti all’elezioni. Certo, Sergio Mattarella lascia un’eredità morale e rispettosa della Costituzione che qualsiasi altro nome fa fatica ad essere accostato. Ma è stato lo stesso Capo dello Stato uscente a indicare la via da seguire: Non c’è spazio per doppi mandati. La politica deve tornare a essere centro della vita democratica della Nazione. Si è sprecato tanto tempo su un nome improponibile per la sua storia personale e per il suo uso delle Istituzioni. Al centro destra è mancata, in questa fase, una guida autorevole per poter condurre gli incontri e la primogenitura di un candidato condiviso. Al centro sinistra, aggrovigliato nei veti delle sue diverse anime, rischia di mancare la lucidità del momento presente. I nomi che saranno messi in campo per i primi scrutini, in cui viene richiesto il quorum dei tre quarti dei aventi diritti per essere eletti, non possono essere di bandiera e di tattica politica. Le indicazioni dei partiti devono essere chiare come viene richiesto dal momento presente. L’incertezza della politica può ricadere negativamente sulla vita reale del Paese. Né tantomeno l’agenda politica può essere scritta da eventi esterni. La scelta del nuovo Capo dello Stato è una scelta di visione politica lungimirante. I suoi sette anni al colle più alto di Roma determinano scelte, come si è visto negli ultimi 30 anni, che influenzano la politica italiana. Chiamato a essere custode della Costituzione e dell’Unità nazionale, il nuovo Presidente della Repubblica deve rispondere a questi requisiti con il suo vissuto fin qui fatto. La politica, con i leader attuali, appare debole per sostenere un percorso così alto. Spetta però alla stessa politica, mettere da parte visioni di breve termine, per poter essere da guida del Paese. La politica, con la P maiuscola, sia al servizio delle Istituzioni e dell’ordinamento democratico. Ogni sua crepa, determina scorciatoie che non sempre sono efficaci.