Il lavacro dei piedi

A una cena importante, con un ospite così considerevole, tutti ci aspettiamo notizie più o meno curiose. Come sarà stato il pranzo, come erano vestiti gli invitati, chi ha messo i segnaposti e quali i posti più vicini alla persona più importante. Quale argomento si è discusso. Atteggiamenti o sguardi di favore.

Tutto questo rientra in quello che noi solitamente facciamo, per carità non tutti. Guardiamo ai dettagli e ci sfugge la sostanza dell’evento. Che doveva essere un momento importante, al di là della cena ebraica per la Pasqua, gli apostoli erano al corrente. Lo era anche Giuda che aveva già venduto il Cristo per trenta denari d’argento. Gesù, da vero maestro, stupisce tutti. Si cinge i fianchi con un asciugamano e s’inginocchia davanti ad ognuno per lavare i piedi. Chissà se ha alzato lo sguardo mentre faceva un gesto apparentemente scandaloso.

Anche Pietro offre i suoi piedi dopo che aveva rimproverato il maestro per quel gesto così inconsueto. Si entra in comunione con Cristo se siamo capaci anche noi di inginocchiarci per lavare i piedi. Siamo chiamati a usare il catino della nostra umiltà per versare l’acqua del nostro amore. È un gesto d’amore. Forse il più alto e nobile.

Guardiamo ai piedi senza interrogarci di chi siano. Guardiamo ai piedi piagati, sofferenti, curati o callosi. Ognuno di esso ha percorso una strada. Ognuno, poco o tanto, ha camminato sulle strade dell’uomo.