Il racconto del giorno

Era una notte apparentemente tranquilla, quando di punto in bianco sento un dolore strano all’occhio sinistro. Subito corro in ospedale. I medici dopo vari controlli mi dicono: “Signorina è una paresi, non sappiamo se l’occhio si potrà riprendere”.

Quella notizia è stata una doccia al quanto fredda, perché dovete sapere che io ho già due patologie: un tumore e soffro anche di neuropatia assonale motoria che mi ha tolto la possibilità di camminare bloccandomi del tutto la gamba destra.

La sensazione di fastidio che ho subito percepito come normale e passeggera ha rivelato invece una paresi oculare che rischiava di farmi perdere l’occhio. Ogni giorno mio marito mi accompagna in ospedale per le punture nel disperato tentativo di salvarmi la vista. Devo tenere per molto tempo una benda e ripararmi dal sole. Sto vivendo questa situazione nel pieno della mia serenità con tremendo disagio, in quanto sono già su una carrozzina che non mi fa essere del tutto autonoma. Non vi nascondo che mi sento derisa dai sorrisi finti della gente che non si risparmia battute che feriscono e mi fanno chiudere dentro per la vergogna. Questa cosa mi sta facendo molto intimidire, invece di fortificarmi. Sto cercando di “abituarmi” al mio problema.

Grazie a ricerche italiane che durano ormai da venti anni sull’uso di protesi e di rigenerazione dell’occhio, oggi ho iniziato a fare dei trattamenti che in seguito mi permetteranno di mettere una protesi all’occhio e trattare altri casi come il mio. Non vi nascondo che sono stata sempre forte anche se in sedia a rotelle e con un tumore, ma ora mi vengono a mancare tutte le certezze.

Ricordo l’ansia di ieri in quel momento quando mi hanno comunicato che non potrò più guardare con i miei occhi naturali. Si è spento il mio sorriso, ma oggi sorrido, e sapete perché? Perché penso che Gesù mi sta mettendo ancora alla prova perché vuole farmi capire quanto mi vuole bene e quanto sia importante il dono della vita. Oggi il primario mi ha detto: “Tu oggi, nonostante tutto, hai avuto la forza di aiutare una ragazza più giovane di te appena operata a entrambi gli occhi a mettersi una giacca perché nemmeno lei riusciva a vedere. Il più bel regalo di Natale che noi dottori abbiamo potuto ricevere è la tua presenza qui con noi. Ci hai mostrato il vero senso della vita!”.

È incredibile quanto bene possa fare anche con i miei piccoli handicap! Ora ho un compito importante: proteggere l’occhio danneggiato tenendolo chiuso. Sapete come mi chiamano qui? Capitano uncino 2. Poi, appena guarirò, credo che lo faranno aprire e mi permetteranno di vedere ancora la bellezza della vita. Sono sicura che ogni giorno ci saranno i miglioramenti. Mi stanco un po’, ma è un grandissimo successo!

Nel mondo ci vorrebbero più dottori umani come loro. Qui ho davvero trovato professionalità e disponibilità e soprattutto grazie ai progressi della ricerca.