La comunicazione ha da sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’uomo: i mezzi di comunicazione sono stati determinanti nelle guerre, nella propaganda politica, nello sviluppo dell’economia, nelle arti, nello spettacolo ed anche in ambito religioso. L’era delle tecnologie informatiche ha permesso di raggiungere quasi istantaneamente ogni angolo del pianeta; si pensi ai quattro miliardi di spettatori che hanno seguito in diretta i funerali della Regina Elisabetta II. Fino a qualche anno fa lo strumento più avanzato per la comunicazione era la televisione; se tanti hanno pensato di sfruttare la televisione per fini economici e politici, ci furono anche uomini di fede che pensarono di sfruttare l’immane capacità dello schermo domestico per evangelizzare e raggiungere il cuore della gente. Tra questi pionieri fu protagonista Fulton Sheen, del quale si attende la data della Beatificazione. Americano di origine irlandese, fu Arcivescovo di Newport ma soprattutto uno dei primi telepredicatori. La sua esperienza inizia in radio nel 1930 per poi approdare al grande successo televisivo che lo vide addirittura protagonista in prima serata con ottimi risultati. Un fine teologo, che sapeva parlare alle masse, raggiungere l’animo della persona più umile, dell’intellettuale e dell’uomo di potere; diverse furono le personalità politiche e della società civile che si convertirono e battezzarono dopo una serie di incontri con Sheen. Il grande successo di Sheen fu riconosciuto addirittura con un “Emmy Award”, il maggior riconoscimento televisivo americano. Qualcuno potrebbe pensare ad un grande teologo, autore di decine di libri, come ad un uomo distaccato dalla realtà e dalla gente, invece Mons.Sheen passava molto tempo a rispondere alle migliaia di lettere che arrivavano dai suoi telespettatori e non dimenticava mai la preghiera, in particolare l’Adorazione Eucaristica. Considerata da lui come la fonte dei suoi pensieri e dei suoi scritti, fu ricordata anche nell’omelia del suo sessantesimo anniversario di sacerdozio: “Non è che io non ami la vita, ma ora voglio vedere il Signore. Ho passato tante ore davanti a Lui nel Santissimo Sacramento, ho parlato a Lui nella preghiera e di Lui con chiunque mi volesse ascoltare. Ora voglio vederlo faccia a faccia”. Il forte legame con l’Eucarestia collega Fulton Sheen al beato Carlo Acutis, anch’egli capace di sfruttare le tecnologie, in questo caso informatiche, per far giungere a tutto il mondo il messaggio cristiano. Gli scritti e le registrazioni di Sheen sono state raccolte in un archivio denominato “Sheen Archives” già nel 1976, tre anni prima della sua morte. A chi era desideroso di studiare i suoi scritti per carpire il “segreto” della sua grande capacità di arrivare al cuore delle persone raccontò questo aneddoto relativo ai suoi viaggi a Parigi ed in particolare alle visite al convento dei carmelitani: “C’è una stanza che visito sempre. È in fondo a un corridoio… Al di sopra della scrivania c’è uno spioncino. Era la stanza del grande predicatore francese Lacordaire : quando era seduto a questa scrivania, poteva guardare attraverso lo spioncino. E che cosa vedeva ? Vedeva il tabernacolo, vedeva il Santissimo Sacramento ! Ecco ciò che ha fatto la grandezza di Lacordaire. Non esiste spiegazione completa di Fulton J. Sheen in questi libri, in questi nastri registrati. Dovete cercare un segreto che viene da altrove, là dove la scienza è convertita in saggezza, e questo avviene unicamente ai piedi di Cristo e del suo Santissimo Sacramento. Quindi, che tutti coloro che entrano in questa stanza si ricordino di questo spioncino. Guardate attraverso di esso, e avrete allora la spiegazione di Fulton John Sheen !”