Il sentiero della vita. La Via Crucis delle donne vittime di tratta

San Giovanni Rotondo è una città religiosa di circa trentamila abitanti. 

È situata nel Promontorio del Gargano, a pochi chilometri di distanza c’è Manfredonia, città marittima in cui ha sede la diocesi. Sempre nel Gargano nord possiamo trovare la Foresta Umbra, che grazie alla riserva naturale è riconosciuta nel mondo come patrimonio dell’Unesco. La natura fa di questa terra una forza su cui poter contare. E non è un caso che proprio nella città che ospita le spoglie di San Pio da Pietrelcina sia stata organizzata una Via Crucis, ai piedi del Monte Castellana, la montagna sacra che circonda il piccolo paese dell’umile frate. 

Oltre alla figura del santo, alle bellezze artistiche e culturali che offre il territorio, il paese del foggiano ospita la Comunità Laudato Si. Con la sua terza enciclica, Papa Francesco è riuscito a porre il tema dell’ambiente e del creato come luogo dove si possa trovare riparo e gioia, cercando di custodire i valori principali della casa comune. I ragazzi della comunità, piccola ma grande nel cuore sono partiti e hanno percorso il sentiero che porta all’ascolto. Per la Via Crucis hanno letto e focalizzato l’attenzione sulle donne: quelle della tratta. 

Sono ragazze, la maggior parte sono giovani madri. Avevano degli obiettivi ma purtroppo hanno dovuto girare le spalle e proseguire per un’altra strada. “Abbiamo pregato con loro e con le operatrici”, spiega una giovane ragazza della Laudato Si. Spesso non è facile pensare a tutto quello che ogni giorno accade sulle strade del mondo. 

Sono donne costrette ad aspettare. Potrebbe essere una notte calda, piovosa, fredda o addirittura con della neve. Oppure potrebbe fare un caldo torrido. Poi ci siamo noi, pronti sempre al lamento perché abbiamo soltanto imparato a parlare, il verbo ascoltare è sconosciuto, non lo conosciamo. Le ragazze sono un esempio. Dovrebbero essere loro a lamentarsi, a chiedere aiuto, a cercare una via di fuga e di uscita da questo girone dell’inferno, dove sono state condannate non per una loro colpa ma per il male provocato da qualcuno in precedenza. 

Preparare i testi della Via Crucis è stata anche una svolta. Hanno potuto confrontarsi con altre donne, quelle della Laudato Si, che in prima fila, insieme alle cooperative “La Puglia non tratta” e “Medtraining”, hanno abbracciato e incrociato gli sguardi di chi, forse, aveva voglia di raccontare. 

La croce, il simbolo del venerdì santo. La trave di legno che Gesù ha dovuto portare sulle spalle durante la salita verso il monte dove poi è avvenuta la morte. Lo stesso peso che le ragazze portano ogni giorno quando si recano in strada, quella stessa via che i grandi capi chiamano “posto di lavoro”. 

C’è chi piange mentre racconta. Chi ha un segno di tristezza e anche se con vergogna, non è stanca di raccontare la propria esperienza. C’è chi prova un senso di imbarazzo nel citare la mamma, ma è certa che ci sarà sempre e prova ad immaginare con il volto bagnato dalle lacrime il momento in cui potrà riabbracciarla. Gli sguardi si incrociano e le testimonianze continuano a camminare sulle strade del Promontorio. Tra il cielo cupo e coperto dalle nuvole e la breccia delle strade, una voce tremante trasforma e congela l’atmosfera in un religioso silenzio. 

“Mi sono trovata spesso ad aver bisogno di qualcosa: di soldi per comprare un biglietto e scappare, di qualcosa da mangiare”, continua una delle ragazze. Spesso ci dimentichiamo di queste persone. Un gesto di aiuto verso il prossimo non è mai un’azione sbagliata. Papa Francesco paragona nell’enciclica il grido dei poveri a quello della Terra. La natura, le piante e soprattutto i nostri fratelli hanno bisogno di solidarietà e conforto. Alla domanda: “A chi avresti potuto chiedere aiuto?” La risposta è la seguente: “Non certo agli uomini: loro poi pretendono in cambio sempre qualcosa che non voglio dare”.  

Lo scorso 6 aprile, giorno della Via Crucis, l’Arcivescovo della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo Mons. Franco Moscone, durante l’omelia conclusiva della preghiera, ha sottolineato tre verbi: guardare, ascoltare e camminare. “La vita è un cammino”. È questa la frase pronunciata ad alta voce all’interno della chiesa di Santa Maria delle Grazie e rappresenta il lungo percorso delle ragazze, ancora prima, quello di Gesù e infine quello di tutti noi.