“Eccolo lì,adesso che ha fatto il salto di carriera e ha aperto una rubrica tutta sua si sarà montato la testa”
“è uno scemo,tornasse a fare articoli normali” direste voi a proposito di questo mio esordio nel magico mondo delle rubriche ,o forse sono solo le voci nella mia testa che amano non demoralizzarmi bensì non farmi stare mai completamente tranquillo.
La vita è una montagna russa e in questo mondo così dinamico non possiamo stare fermi davanti un ruscello a lanciare sassolini in acqua. O meglio, lo possiamo fare ma solamente per recuperare energie in vista del prossimo step. Siamo ormai giunti al mio 37 articolo qui(tantissimi se ci penso)e ormai avrete capito questo di me: odio la sensazione di appagamento derivante dalla comfort zone e per sfuggire ad essa prediligo quindi la via estrema agli antipodi.
Sono pronto per uno spazio fisso? Spero di sì,è un passo importante. Innanzitutto questo è un treno per il me interiore,perciò se non vi interessa la vita del sottoscritto tranquilli,è comprensibile. Se invece la risposta è positiva seguitemi in questo percorso musicale.
Il primo momento di cui voglio trattare è la quantità di volte in cui mi sono sentito solo nella mia vita. Momenti in cui effettivamente non avevo compagnia e momenti in cui la mia voce non si sentiva sinceramente a suo agio nel coro. Ho lavorato, tanto, su me stesso. E ho cominciato ad accertarmi, e questo ha portato alla compagnia costante di persone sincere e bellissime che ad oggi mi sopportano e supportano. Faccio un brindisi a ciò. Ai momenti in cui il mio silenzio è stato incompreso di fronte al chiasso ridondante della massa. Alle persone che hanno provato a farmi sentire fuori dal coro che oggi ringrazio perché ho capito che il coro non era adatto a me e non il contrario. Alle persone che ogni giorno mi permettono di ricordare si (perché dimenticare non si può e non aiuta) ma in maniera remota gli attimi bui perché fortunatamente essi sono lontani.
Signore e signori,ascoltiamo il flusso del ritmo.
“The Sound of Silence” è una canzone iconica del duo folk americano Simon & Garfunkel, pubblicata per la prima volta nel 1964. La canzone è stata scritta dal cantautore Paul Simon, che ha inoltre suonato la chitarra acustica sulla registrazione originale.La canzone è diventata famosa per il suo testo poetico e malinconico, che riflette sulla solitudine e sulla mancanza di comunicazione nella società moderna. Simon ha scritto la canzone all’età di soli 21 anni, durante un periodo di profondo isolamento e disillusione.La canzone inizia con la famosa linea “Hello darkness, my old friend” (“Ciao oscurità, vecchia amica”), che crea immediatamente un’atmosfera di solitudine e nostalgia. Il protagonista della canzone sembra essere una persona che vive nella città, circondata da rumori e distrazioni, ma incapace di comunicare veramente con gli altri.Il ritornello della canzone è particolarmente potente, con le parole “And the vision that was planted in my brain / Still remains / Within the sound of silence” (“E la visione che è stata piantata nel mio cervello / Resta ancora / Nel suono del silenzio”). Queste parole evocano un senso di speranza e di sfida, suggerendo che anche nella solitudine e nel silenzio, esiste una possibilità di trovare significato. Il narratore descrive una visione di persone che camminano da sole, senza interagire o comunicare tra loro, in una città che sembra essere priva di vita. Egli sembra essere attratto dal buio e dalla solitudine, come se la voce del silenzio fosse l’unica cosa a cui potersi rivolgere. Il testo descrive la solitudine come un “male” che infesta la città e il mondo, come se la società fosse incapace di offrire una soluzione o un conforto. Ma la canzone sembra suggerire che il silenzio non deve necessariamente essere evitato o temuto, ma potrebbe essere un modo per connettere in modo più profondotrovare significato e connessione in un mondo che sembra sempre più alienante.Solitudine e disconnessione, ma anche speranza e possibilità di trovare significato e bellezza anche nei momenti più bui della vita. La canzone ci invita a prestare attenzione alle emozioni e ai significati che si celano dietro le parole e le interazioni umane, e a cercare connessione e significato in modi che vanno oltre il semplice linguaggio parlato.