Il nostro Vincenzo Costantino ha intervistato in esclusiva Francesco Repice, radiocronista della trasmissione Rai “Tutto il calcio minuto per minuto” e prima voce delle partite della Nazionale Italiana di calcio.
Stiamo vivendo un momento particolare per il calcio italiano. Il Covid ha ridotto nuovamente il numero della capienza negli stadi, alcune partite sono state rinviate e nei club, come nel resto dell’Italia, il numero dei contagi aumenta. Lei come vede e cosa pensa riguardo questa situazione?
“Mi devo necessariamente rifare a quelle che sono le opinioni dei tecnici, degli infettivologi e dei medici in generale. Guardo i numeri e vedo che rispetto allo scorso anno, con l’avvento del vaccino, i posti in terapia intensiva sono dimezzati. Io devo rifarmi a quello che dice la scienza ufficiale, se la scienza ufficiale ritiene che bisogna ridurre la capienza negli stadi, mi devo necessariamente attenere a quelle che sono le decisioni della scienza e della politica di conseguenza”.
Cito una data, 11 Luglio 2021, diventiamo campioni d’Europa. Dopo la vittoria dell’Italia lei descrive tutto lo stivale italiano in maniera magnifica, menzionando tutte le città più importanti, Roma, Torino, Firenze, Napoli e poi Tropea. Perchè Tropea e che legame ha con questa città?
“Io sono di Tropea per questo mi sono concesso questo lusso, vista la situazione eccezionale ho pensato di concedermelo. Avevo parlato di Firenze la magnifica perchè è lì che è nato il calcio, nelle piazze di Firenze la magnifica. Tropea è un paese meraviglioso, fatto di persone meravigliose che lo rendono grande. Ho pensato dunque di metterci anche il mio borgo che quest’anno è “il borgo dei borghi” che è stato riconosciuto come tale da tutti gli italiani. Tropea è il luogo dell’anima per me“.
Qual è il ricordo più bello di quell’11 luglio?
“Il ricordo più bello è la vittoria di tutti gli italiani, io faccio il tifo per una squadra che non vince mai quindi per me vincere è una cosa che mi piace da morire. La cosa più bella è stato vedere la gioia negli occhi dei miei connazionali. In quell’attimo in cui Donnarumma para il rigore è la cosa che conta di più“.
Quante possibilità ha l’Italia di strappare il pass per Qatar 2022, soprattutto dopo il brutto infortunio di Chiesa che lo terrà fuori per almeno 6 mesi?
“Sinceramente non lo so, credo che ora sia inutile fare previsioni. Bisogna solo aspettare“.
Quale giovane promessa porterebbe subito in Nazionale?
“Credo che per le partite di marzo che andremo ad affrontare servono giocatori con grande personalità, carisma e grinta. Far esordire un giovane in partite come queste può solo fargli del male, si rischia di bruciarlo“.
Una giovane promessa come Frattesi è pronta per la Nazionale?
“Assolutamente no, non è ancora pronto per affrontare questo tipo di partite. Magari Mancini può concedergli qualche possibilità durante la Nations League“.
Cosa ne pensa del trasferimento di Insigne al Toronto? Crede che possa uscire dai radar della Nazionale, come successo anche con Giovinco?
“Sulla scelta di Insigne non discuto, sono scelte personali. Con l’ingaggio che gli hanno proposto sfido chiunque a dire di no. Ricordiamoci che loro lo fanno di mestiere questo lavoro, sono scelte personali. Il rischio della Nazionale c’è e credo che lui abbai tenuto in considerazione anche questa cosa. Lui saprà a cosa andrà incontro“.
Da cosa nasce la sua passione per il giornalismo sportivo e come ha iniziato il campo della radiocronaca?
“La passione nasce perchè sono un calciatore “frustrato”, sono arrivato a bassissime categorie. Tutto è iniziato alla fine degli anni ’70 perchè c’era il Rende che giocava in C1. C’era una signora con il balcone che incombeva sul prato verde del Marco Lorenzon di Rende. Una radio mi chiese di fare la radiocronaca di un match del Rende. Io andavo con la mia spina, il telefono grigio e con la rotella a chiedere alla signora una settimana prima se mi avesse potuto ospitare e da l’ raccontare la partita. Ricordo con grande commozione quella signora che purtroppo oggi non c’è più. Da quella domenica mi invitò ogni settimana a mangiare la pasta ripiena con lei e la sua famiglia“.
Quali sono state le radiocronache più belle che hai vissuto?
“Oltre a quella dell’Europeo sicuramente quella dell’addio al calcio di Francesco Totti, Barcellona-Manchester United finale di Champions League disputata a Londra“.
Lo scorso novembre è venuto a mancare un’icona del giornalismo italiano, Giampiero Galeazzi cosa è riuscito a trasmettere a lei e tutto il giornalismo italiano?
“Tanta umanità, tanta bravura nel fare l’inviato e tanto coraggio per cambiare le carte in tavola. Lui ha saputo entusiasmarsi dando così una svolta anche al racconto delle competizioni sportive italiane“.
Un consiglio per i giovani che sognano di diventare giornalisti sportivi?
“Leggere, leggere tutto. Riviste, romanzi, giornali, quotidiani, settimanali, le scritte sui muri, le pubblicità. Avere tanti vocaboli a disposizione ci permette di raccontare meglio un evento. Gli approcci alla professione sono tanti, di sicuro però se si ha una conoscenza approfondita della lingua italiana è un grande vantaggio“.