In ogni gruppo c’è un leader che emerge e che tutti rispettano. In una squadra quel leader porta una fascia. Una fascia che lo distingue, ma lo rende nello stesso tempo alla pari. Perché gioca. S’impegna. Va oltre le proprie fatiche per entusiasmare, incoraggiare, tirare alto il morale anche quando non ci sono i presupposti.
Se quel capitano porta il nome di Paolo Augelli, la fascia diventa una missione di vita. Nelle gambe c’è la fatica degli allenamenti, nell’anima c’è la voglia di giocare la partita. Abbiamo imparato dalle cronache sportive a conoscere Paolo. Anzi di calciatori Augelli erano due, per di più gemelli. I gemelli del goal erano soliti chiamarli. Hanno calcato i campi dei nostri stadi. Hanno fatto sognare. Hanno sognato che quel gioco da ragazzi era diventata una esperienza di vita. Paolo e Rocco bisognava leggerli così. Uno non escludeva l’altro. Ma insieme si completavano. Lo sport sa essere palestra di vita. Il loro modo educato di far conoscere lo sport più bello al mondo, li ha fatti essere giovani da guardare ed imitare. La compostezza durante la malattia di Rocco ha rafforzato il loro legame, ma ci ha resi un po’ tutti famiglia di Paolo e Rocco.
La fratellanza ha allargato i confini dettati dal sangue. E quando Rocco è stato chiamato a giocare in un’altra vita, tutti abbiamo sofferto il dolore del distacco. Nelle parole di Paolo oggi leggiamo un percorso che è fatto di tanti sacrifici e tante soddisfazioni: “i ritiri estivi, gli allenamenti, le partite, l’adrenalina, l’essere professionista in un mondo di dilettanti, le vittorie, i goal, le sconfitte, le gioie, i dolori, le lacrime, gli avversari sempre rispettati, i compagni di squadra diventati fratelli.”. Venti anni di calcio giocato. Magliette sudate. La domenica a correre in un rettangolo di gioco. Il tifo. Il batticuore per la vittoria.
Al termine di questo campionato di Eccellenza, che ancora una volta l’ASD San Marco è stata protagonista, Paolo ha deciso di lasciare il calcio attivo da giocatore per dedicarsi con la stessa passione nell’arte di allenare. Una decisione sofferta, ma necessaria.
È stato bello vedere la squadra e gli affetti più cari stringersi all’inizio della partita. Nella targa che a nome della squadra il Presidente Aniello Calabrese ha consegnato a Paolo a ricordo di questa giornata, c’è tutto l’amore e il grazie dei tifosi, che raccolti nel lungo applauso hanno convogliato il grazie di quanti in questi anni ti, vi, hanno visto giocare e che avete fatto sognare.