La Quaresima inizia con la lettura della Genesi in cui si racconta della prima disobbedienza dell’uomo verso Dio. Dopo aver mangiato il frutto dell’albero, l’uomo e la donna si scoprono nudi, tanto che furono costretti a farsi delle cinture con le foglie di fico.
La Quaresima termina con la morte di Cristo in croce. Raccontano i vangeli che prima di crocifiggere Gesù lo spogliarono delle sue vesti. Due nudità, la prima, frutto della disobbedienza e quindi della vergogna dopo aver commesso ciò che a loro era stato raccomandato di non fare. L’altra nudità è frutto dell’obbedienza al Padre. Cristo Gesù viene spogliato delle sue vesti per compiere la volontà di Dio, per essere spogliato completamente di sé stesso per offrirsi tutto al Padre e per sacrificarsi per noi.
In queste due nudità c’è il cammino di ogni uomo. Ci scopriamo nudi anche quando siamo ben vestiti, ma rimaniamo spogli della nostra dignità, del nostro essere uomini, del nostro essere creature. Ci scopriamo nudi ogniqualvolta non permettiamo a Dio di entrare nella nostra esistenza. Basta uno scoglio, una difficoltà, una fragilità che l’armatura delle nostre sicurezze si frantuma. È la nudità della nostra vergogna, perché non accettiamo, oppure non abbiamo messo in conto una variazione di programma.
Guardare alla nudità dell’Uomo della croce ci aiuta a spogliare dalle incrostazioni della nostra vita. Ci spogliamo dall’ansia dell’apparire. Dall’arroganza. Dal potere. Dalla vanità. Dall’essere perfetti, sempre. Dall’ipocrisia. Cristo Gesù nudo sulla croce ci aiuta a guardarci dentro di noi senza veli.
La nudità di Cristo ci svela l’essenzialità della nostra vita. La nudità di Adamo e Eva ci espone all’imbarazzo. In questo tempo di quaresima dovremmo un po’ tutti scoprirci dai nostri orpelli per vestirci della regalità di Cristo in croce.