Pagella di fine anno 2/4

Dopo esser stato moralmente costretto a interrompere la classifica per parlare dell’ultima trovata Sony eccoci qui con il continuo. E si, due articoli in settimana, consideratelo il mio regalo di Natale(anche per farmi perdonare che prossima settimana sarò assente, per ovvi motivi festivi, la programmazione ripartirà anno nuovo). Finite le informazioni di servizio, stavamo dicendo:

11) Hawkeye: punto a favore è sicuramente il fatto che tra tutte le serie della fase 4 Marvel è forse la più coerente sia per toni sia per narrazione. Per il ritmo perchè, pur non sfociando nel banale come qualcuna tra le sue sorelle, riesce a dare un andamento stabile alla serie, evitando inutili sbalzi e cambi frenetici e confusionari di velocità. La struttura narrativa invece si presenta ben elaborata e organizzata sin dal principio, senza desiderio di voler strafare magari per catturare maggiormente il pubblico. Bisogna infatti ricordare come molte serie in origine nacquero come film e la cosa si vede in quanto a volte manca l’ossatura centrale della storia. Merito di Hawkeye è stato certamente quello di abbassare le aspettative delle persone che, comprensibilmente dopo il grande evento che è stato “Avengers Infinity War”, chiedevano sempre di più. Atmosfera natalizia assolutamente gradita, così come la sensazione rimarcata del lutto per la perdita di Black Widow, cara amica del protagonista che in questa storia viene spalleggiato da Kate Bishop, buona aggiunta nel panorama Marvel che già sappiamo far parte dei piani futuri dell’universo cinematografico

10) Poteva andare meglio come poteva andare peggio: così voglio definire Loki che è un prodotto sicuramente valido ma aveva un potenziale ben maggiore. Per la prima volta viene introdotto il multiverso ma il concetto non viene però espresso in tutta la sua solennità, forse perchè i registi stessi non avevano compreso il valore di quel risvolto narrativo. Buona narrativa con al centro un personaggio ormai solido come Loki che questa volta ci viene presentato in modo più umano, regalando momenti emozionanti e riflessivi. Finale d’effetto con un Kang (seppur solo un assaggio del vero) che si prospetta un grande innesto. Carne al fuoco c’era, il potenziale pure, la posizione è più per la confusione generale creata dal multiverso che non è esattamente irrilevante.

9) Amore e odio, mai prodotto Marvel ha diviso così tanto l’enorme pubblico come She-Hulk anche se a mio avviso potrebbe aver ricevuto forse troppo odio(seppur comprendo le basi delle critiche), rimanendo bloccata nel fenomeno web dell’hating, che consiste nel attaccare in massa la “vittima” in questione fino ad affossarla. Tecnica sbagliata anche di fronte a prodotti veramente scadenti, ma questo, ovviamente secondo me, non è il caso. Certo, non parliamo di un livello di qualità chissà quanto alto ma le persone si sono dimenticate troppo facilmente e velocemente le premesse fin troppo chiare fatte prima dell’uscita di questa serie. Esse recitavano infatti che il prodotto andava preso non seriamente ma soltanto come modo per farsi qualche risata con una protagonista che in tutta la sua storia editoriale non è mai stato un personaggio particolarmente serio o profondo (ma ciò per volontà creativa, non per superficialità o mancanza di voglia come a volte accade). Risate che nell’effettivo non sono arrivate ma a livello di intrattenimento le premesse sono state rispettate: se vista con zero aspettative è una serie assolutamente godibile. Nonostante la struttura caciarona (nel senso buono) non giustifico il finale che a primo impatto risulta come un espediente carino grazie al suo effetto wow ma a mente lucida si poteva comunque realizzare senza mandare in vacca il tutto, come ad esempio un villain che parte in modo ridicolo e sul finale fa decisamente pietà. Azzeccata invece la rottura della quarta parete in onore del vecchio Byrne. Parlando di personaggi flop per un abominio tirato fuori dopo anni (e forse era meglio lasciarlo lì, a meno di futuri riutilizzi) ma top assoluto per Daredevil che con la sua brillantezza fa ben sperare per la sua serie.

8) Thor ha avuto due facce nella storia cinematografica: il dio serio con una personalità veramente poco memorabile (anche dovuto ad un film dietro che considero atroce) e poi, figura molto più riuscita, la macchietta comica che distrugge ogni grammo di pathos. Una storia incredibile eh? Eppure, in qualche modo oscuro, la chiave comica si sposa perfettamente col personaggio che, probabilmente nel suo ruolo ideale, si diverte molto di più durante le riprese e la cosa si vede sulla pellicola. Love and thunder si posiziona dopo Endgame, evento dall’importanza enorme il cui però uno dei punti deboli è proprio il personaggio interpretato da Chris Hemsworth, la cui reazione al drammatico arrivo di Thanos (villain della fase precedente) è forse la migliore per realismo ma viene trasposta forse non al meglio. E in questo film infatti il problema maggiore è la supeficialità, non giustificata dall’animo bonariamente bambino e giocondo del regista Taika Waititi che regala un film all’insegna delle risate ma si perde nella narrazione. Il post Endgame viene ridotto a venti secondi di allenamento, il ruolo dei guardiani della galassia (seppur siano delle garanzie e ne parlerò meglio nella parte 3) è definito tanto per e la presenza del cattivo principale porta con sè un paradosso abbastanza sorprendente. Christian Bale è stato da urlo nel ruolo di mattatore degli dei grazie alla sua gran presenza scenica e la sua interpretazione esente da difetti. Se non fosse che il suo soprannome, ovvero mattatore, non ha un minimo riflesso nella trama vera e propria fatta eccezione per un’uccisione messa forzatamente a inizio film che non ha minimamente dato giustizia al lavoro di Bale. Altro punto dolente: è un film che fa ridere, e se lo prendi alla leggera anche molto, ma decisamente troppe scene comiche che creano una forte disparità con le scene serie che non vengono quindi valorizzate dall’atmosfera.Questo film merita di stare nelle posizioni medio-alte perchè è validissimo, anche per trovate visive clamorose come la scena del combattimento in bianco e nero, ma purtoppo si perde per varie ingenuità senza le cui sarei stato felice di mettere il film in posizioni più alti.

7) Wandavision a mani basse è la serie più convincente tra tutte ma fa strano vedere come anche la migliore non sia affatto esente da difetti. Frutto del post lockdown e dell’avvento delle serie, è un prodotto che nel bene o nel male ha guadagnato subito fiducia da parte delle persone che avevano bisogno di prodotti Marvel e di teorizzare il teorizzabile puntata dopo puntata. Il lato migliore e allo stesso tempo peggiore è il ritmo. Migliore perchè mai come in questa serie vediamo un’asse perfettamente ascendente della tensione che regala un’atmosfera memorabile in linea con la protagonista Wanda e la sua follia costante che aspetta solo di esplodere. A livello scenico ci troviamo di fronte a soluzioni avanguardistiche azzeccate grazie allo stile sitcom anni 80 che col passare del tempo modernizzandosi con i nostri amati colori rivela quanto lo scenario finora mostrato sia fragile e frammentato, difatti scopriamo (ma era prevedibile) che il tutto è solo una gigantesca illusione collettiva creata da Wanda che lotta continuamente per non cadere nell’oblio più totale dovuto alla perdita del marito. Oltre a donare i primi espedienti horror( assaggio di doctor strange dove la follia prenderà il controllo) questa serie dona un ottima introspezione del personaggio. Ma con la descrizione fatta finora ci si aspetterebbe una posizione più alta, totalmente vanificata dal finale di serie, all’insegna della fretta. Conseguenza del calo evidente di lucidità che “regala” un finale assolutamente deludente, quando le premesse costruite prospettavano un finale di tutt’altro livello. Troppa carne al fuoco dovuta forse a inesperienza per la prima serie, esperimento della fase mai visto precedentemente. Grandissimo peccato.

Ah. tanti auguri di buon natale e di buon anno nuovo 😉