È tempo di mietitura. È tempo dell’uomo provvedere al suo sostentamento. È tempo che il lavoro e il sudore dell’uomo diventino chicchi che nella molitura darà la farina per il pane. È tempo di Dio manifestarsi all’uomo, pienamente, con quel pane, con il sudore e la fatica di sé stesso.
Quei chicchi di grano, così piccoli, insieme a tutti gli altri, sono la speranza che non avremo fame. Eppure Gesù ci dice di provvedere noi stessi agli altri, “date voi stessi da mangiare”. L’eucaristia è donazione totale di Dio che ha bisogno, però, dell’uomo. Gesù è presente in quel pezzo di pane, realizzato con la fatica e il sudore dell’uomo. In quei chicchi di grano ci siamo anche noi e permettiamo a Dio di essere sempre presente nella nostra storia. Pane donato, pane spezzato, pane condiviso, pane che sazia, pane che salva, pane di salvezza, pane di pienezza.
È strano al tempo d’oggi parlare di Dio attraverso il pane che ci sazia e che ci nutre. Tanti fanno poco uso del pane. Non solo quello eucaristico, il pane è razionato nelle nostre diete. I chicchi di grano, che per eccellenza sono segni dell’abbondanza di Dio per il suo popolo, sono diventati negli ultimi tempi, strumento di guerra. Nella vicina Ucraina, sono ammassati migliaia di tonnellate di grano che servono per sfamare la parte più povera dell’universo. Eppure, non si riesce a trovare un accordo per permettere al grano di raggiungere i porti a cui è destinato.
Il grano dovrebbe avere la patente dell’immunità internazionale. Il grano, segno della benevolenza della bontà di Dio, è solo segno di pace per gli uomini. Oggi, guardando all’Eucaristia che attraverserà le nostre strade, guardiamo a Dio che entra nella nostra storia, guardiamo anche all’uomo che sta nel cuore di Dio. A tutti gli uomini, chiedendo pace e nutrimento per il nostro sostentamento.