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Quella corsa prima dell’alba

Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 20, versetti da 1 a 9.

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora, entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Una religione strana!

“Non avevano ancora compreso la Scrittura”: e ci credo poveri cari, come avrebbero potuto comprendere? E così strana la religione cristiana… Immaginiamo di essere dei marziani, degli alieni venuti da un pianeta sconosciuto a studiare le credenze e i costumi dei cristiani… Ci troveremmo di fronte a una religione che parla continuamente di amore e di giustizia, ma fa adorare un patibolo su cui agonizza un Dio (che sarebbe onnipotente, in quanto Dio) ingiustamente torturato e giustiziato, una religione che vuole comunicare a tutti speranza e gioia, ma riunisce i suoi fedeli intorno a un sepolcro, a una tomba… e per di più vuota, incapace perfino di restituire un corpo in putrefazione. È o no un’assurdità?
E se la fede si nutrisse proprio di assurdità? Non perché sia irrazionale, intendiamoci bene, ma perché si appoggia alla logica dell’amore, che sbaraglia ogni ragionevolezza. Lo diciamo anche con i nostri proverbi umani: “L’amore è cieco” e mai l’amore fu più cieco del giorno in cui finì inchiodato sul Calvario. Dovette chiudere entrambi gli occhi il Padre, per lasciare che il Figlio prediletto finisse ucciso da queste creature malvagie, che fin dai primordi della creazione sconciarono la loro libertà rifiutando il bene divino ed emanandone il male.

Tre personaggi in cerca d’Amore

Ma guardiamo i personaggi di questo testo così potente nella sua asciuttezza. Sono tre, due uomini e una donna, tutti agitati, tutti che corrono affannati. Tutti portatori di un sentimento che ha azzerato ogni altro sentire, persino la paura: è una tristezza infinita, una cappa grigia che pesa come piombo, una desolazione senza confini sensibili, senza aperture, senza spiragli. L’uomo che aveva aperto brecce di speranze e di libertà, l’uomo che aveva reso possibile la gioia e l’avventura non c’è più.

La donna

La prima ad entrare in scena è la donna, questa misteriosa e inquieta Maria di Magdala, di cui si sa poco, ma sulla quale brilla una certezza: è innamorata persa di Gesù. Non l’ha lasciato un attimo e adesso, dopo una notte che immaginiamo insonne, quando ancora la bellezza dell’alba domenicale non ha sciolto il buio, è la prima a correre al sepolcro, forse con una o due amiche come dicono i sinottici, forse da sola…
Ma che cosa ci va a fare Maria? Ha ben visto con che razza di pietra pesante è stata chiusa la tomba: dove pensa di trovare la forza per rotolarla via? Eh, ma lei ci va, ci va perché l’amore non sente ragioni, perché l’amore si annoda all’assurdità più volentieri che alla ragionevolezza appunto. Mah… forse Maria pensa di appoggiarsi alla pietra e piangere tutte le sue lacrime.
Lo facciamo anche noi qualche volta, quando andiamo al cimitero in un momento in cui sappiamo che non c’è nessuno e posiamo il capo su una croce di marmo o di legno, lasciando che le lacrime scorrano e incomincino a lavare qualche sperduto cantuccio del cuore. Siamo donne, in qualunque tempo e in qualunque luogo del mondo… siamo donne.
Possiamo quindi immaginare la sorpresa, quando Maria vede la pietra rotolata via, e la corsa affannosa per andare dagli apostoli… E d’altra parte, che cosa poteva fare una donna in un caso come questo se non affidarsi agli uomini?

Gli uomini

Ed è qui che entrano in scena gli altri due, Pietro e Giovanni. Ci credono, non ci credono a ciò che dice Maria… non si sa, perché non dicono niente, però a buon conto corrono al sepolcro… E anche questa corsa è amore, un amore maschile, forse più asciutto, forse meno lacrimoso, ma indiscutibilmente amore.
Uno dei due però è più veloce dell’altro… E ci credo è un bel po’ più giovane. Però poi non entra. Guarda all’interno della grotta, vede i teli, cioè le bende di lino dalle quali era avvolto il corpo di Gesù, ma non entra. Aspetta che arrivi Pietro. Timore? Rispetto per la considerazione che Gesù aveva di Simone, al quale proprio per questo compete la prima verifica?
Fatto sta che il primo a entrare è proprio lui, Pietro, e solo dopo Giovanni. La descrizione di ciò che vedono i due è particolareggiata, non lascia nulla all’immaginazione: le bende sono posate, il sudario è ripiegato in un luogo a parte… Non si accenna al lenzuolo, cioè alla sindone di cui parlano i sinottici… forse non lo vedono perché è scivolato a terra…
Comunque sia, se il cadavere fosse stato trafugato, le bende sarebbero state portate via con la salma e il sudario non sarebbe certamente stato riposto in bell’ordine… E allora Giovanni crede e lo scrive lui stesso, perché è lui come sappiamo l’autore di questo Vangelo. Ma perché crede Giovanni? È proprio in virtù di questo ragionamento che crede? È grazie a ciò che vede? O finalmente la sua mente si è piegata alle ragioni del cuore?

La guerra d’amor 

“Il cuore conosce ragioni che la ragione non vede” disse Pascal, il grande convertito. La fede cristiana non è assurda, segue solo una logica diversa.
Ho un ricordo di quando ero piccola. In un corridoio del mio oratorio, erano appesi dei quadretti che illustravano i proverbi. Uno diceva: “Nella guerra d’amor vince chi fugge”. Non riuscivo a capire, non mi quadrava: perché si doveva fuggire? E che cos’era la guerra d’amore? Oggi quel proverbio lo declinerei così: “Nella guerra d’amor vince chi muore”.
Entriamo allora in questa Pasqua di guerra vera, purtroppo non simbolica, esultando comunque per una morte e una risurrezione che hanno scaraventato via le pietre che chiudono ogni nostra tomba. Grazie.

Articolo di Mariarosa Tettamanti

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