Che figata andare al mare quando gli altri lavorano
Che figata fumare in spiaggia con i draghi che volano
Che figata non avere orari, né doveri o pensieri
Che figata tornare tardi con nessuno che chiede: “Dov’eri?”
Ed è con questa spensierata strofa che inizia “Stavo pensando a te”, il brano scritto da Mobrici e Fulminacci e registrato per la prima volta il 4 settembre del 2019 (quando eravamo veramente senza pensieri e non lo sapevamo). La canzone, nata in occasione del quinto episodio del format web “Notturni” del canale musicale Rockit, si presenta come cover dell’omonima hit di Fabri Fibra, che non ha di certo bisogno di presentazioni. Uscito inizialmente quasi in sordina, seppur apprezzato sin dal primo momento, il pezzo è tornato a far parlare di sé grazie a una delle ultime nascite targate Netflix, “Fedeltà”. La miniserie italiana, uscita nel 2022 in occasione di San Valentino, ha infatti riprodotto la canzone durante i titoli di coda di uno dei suoi episodi, facendo fare un boom mediatico alla cover.
Motivi del successo si possono ricondurre sicuramente nel ritmo, interpretato volutamente in una chiave malinconica, quale forse riflesso di questi anni. Il testo inoltre, come detto prima, si presenta in tutto il suo trasporto emotivo quasi poetico. Come forse succede troppo poco spesso al giorno d’oggi. Ma c’è da dire una cosa: quando si fa musica mossi dalla passione, nel bene o nel male, si sente. Eccome.
Una volta un saggio sostenne che la musica rappresentasse una delle invenzioni meglio riuscite dell’essere umano. Ora, quel saggio (ovviamente in modo ironico) non era altro che il sottoscritto ma onestamente, non so quanti potrebbero non condividere tale affermazione. Si nasce e si muore con la musica. Si vive con essa, nel bello e nel cattivo tempo. E essa a sua volta dona linfa vitale, rallegra il cuore, migliora lo spirito. Una descrizione esagerata? Probabilmente. Come probabilmente no. Ma il mondo è bello proprio perché non è per niente omogeneo. Ci si annoierebbe. Si vivrebbe anche meglio forse. Ma va bene così, e finché non dovessimo ottenere i poteri di America Chavez (e spero il riferimento non sia per pochi) bisogna accettare la situazione così com’è.
E così come, fortunatamente, ognuno può godere della sua sacrosanta libertà di parola e di pensiero, così è normale anche che ognuno di noi abbia una diversa interpretazione riguardo una qualsiasi cosa. Sono infatti molteplici le immagini che un motivetto, per esempio, può generare nella mente di una persona. Diversi fili, e altrettanti viaggi mentali. Ma quando un gruppo di persone si mette ad ascoltare una canzone insieme è un’emozione unica. La musica unisce, e essendo l’uomo di natura sociale si comprende facilmente come mai le due cose si sposino bene tra loro. Non c’è niente di più bello. Poniamo l’esempio di un concerto, quale occasione migliore? Ah, quanto ci sono mancati in questi due anni di pandemia, in cui ci siamo trovati di fronte qualcosa che non ci aspettavamo e che era ed è ancora qualcosa più grande di noi.
Ma un grande uomo una volta disse, e stavolta veramente, che l’uomo più forte non fosse quello che sapesse combattere meglio, né quello più furbo. Bensì quello che riuscisse ad adattarsi anche nelle situazioni più complesse. Non è forse l’esempio dei flash mob, la quale parola suonava nel 2019 come totalmente inedita ma neanche un anno dopo era conosciuta da chiunque? Fuori eravamo in balia di una pandemia globale. E per 23 ore al giorno giornali e paranoie non lasciavano troppo spazio ad altri pensieri durante l’arco di una giornata. Ma alle 18.00 di ogni giorno si accendeva la musica e si spegneva il cervello. Come una fuga dalla realtà.
Spesso diamo per scontato quello che ci circonda. Perciò, adesso che possiamo, “respiriamo questa libertà”.