Chissà cosa voleva intendere chi ha “corretto” la frase scritta su una porta di una cabina elettrica. Una parola poco consona al linguaggio ecclesiale, una parola usata tra i giovanissimi, una parola che racchiude in sé lo stupore di una scoperta.
Mi incuriosisce sempre leggere le frasi che vengono scritte sulle panchine, sui muri, in luoghi soliti dove si riuniscono i giovani. Una vera e propria letteratura giovanile sul tempo presente, sull’amore, sull’amicizia. Personalmente appena ho letto questa frase, con la sottolineatura da “ti ama” a “ti sgama”, ho pensato alla Pasqua. Gesù non solo ci ama e per amore ha caricato su di sé il peccato del mondo. Gesù ci sgama, cioè ci rivela quello che siamo. Con la sua Pasqua, Gesù ci dice di abbandonare il nostro uomo vecchio e di rivestirci dell’uomo nuovo.
La mattina di Pasqua segna uno spartiacque divino, netto, chiaro tra un “prima” e un “poi”, tra quello che c’era e quello c’è, tra il vecchio e il nuovo. Cosa è, dunque, per noi, partecipare alla Risurrezione di Cristo? Abbandonare quello che ci tiene legati al nostro uomo vecchio, per essere “sgamati” da Cristo risorto e rivestirci in nuove creature.